Come diventare un trader indipendente e professionista
Capita, oramai sempre più frequentemente, di imbattersi online su fantomatici personaggi che si autodefiniscono “trader indipendenti”. Leggendo in rete, tuttavia, emerge come vi sia un grosso fronte di scettici verso questa figura, in quanto spesso viene lasciato passare il messaggio errato dell’obiettivo di guadagnare soldi senza alcuno sforzo, identificando il trader indipendente come, di fatto, un disoccupato che investe sui mercati finanziari.
Non potrebbe esserci nulla di più errato nella definizione di questa figura professionale – perché, di fatto, di questo si tratta – ed è dunque opportuno fare un po’ di chiarezza sul tema.
Scorriamo insieme in questo articolo i tratti che contraddistinguono la figura del trader indipendente, con l’obiettivo di sfatare vari miti e chiarire alcuni passaggi dubbi legati a questa professione.
Trader indipendente: alcuni miti online
È davvero impressionante osservare come un’opinione espressa online possa facilmente essere stravolta diventando un dato di fatto che, con il passare del tempo, risulta sempre più difficile e oneroso smentire e correggere.
Capita dunque, leggendo in rete, che la figura del trader indipendente venga identificata con quella di un disoccupato benestante che decide di investire sui mercati finanziari. A tal proposito, possiamo in realtà trovare in giro due fattispecie di trader indipendenti:
· Chi ha un lavoro – a tempo pieno o parziale – e riceve come reddito primario un guadagno sui mercati finanziari dal proprio portafoglio di investimenti
· Chi realmente non ha un lavoro e guadagna da vivere esclusivamente con guadagni sui mercati finanziari
In entrambi i casi sopra riportati possiamo parlare a tutti gli effetti di trader indipendenti (in quanto il reddito primario che questi soggetti percepiscono proviene proprio dall’attività di trading), ma in nessuno di questi casi possiamo parlare di un disoccupato.
Nel primo caso abbiamo un occupato che investe sui mercati, mentre nel secondo caso vi è un inoccupato che opera alla stessa maniera. La definizione di disoccupato – ricorda l’ISTAT – è colui o colei che sta attivamente cercando lavoro senza successo e, dunque, non ricade in nessuna di queste due casistiche.
Vi è poi un’opinione piuttosto grossolana online che sostiene che un trader indipendente non paghi tasse e viva una sorta di esistenza parallela parassitaria sulle spalle di chi ha un lavoro tradizionale.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una bufala vera e propria: la tassazione sulle plusvalenze da investimento in Italia è pari al 26% (ed è, tra l’altro, pressoché impossibile da evadere vista l’elevata tracciabilità delle operazioni di investimento).
Non è infine vero che per diventare trader indipendenti sia necessario avere una partita IVA o aderire ad un albo professionale. Al di là di chi svolge tale attività tramite società e/o effettua consulenza finanziaria per professione, tali affermazioni risultano false.
Come diventare trader Attenzione ad abbandonare il proprio posto di lavoro
Può succedere – ed è anche talvolta comprensibile – che una persona abile nell’ambiente del trading decida di abbandonare il proprio posto di lavoro da dipendente per dedicare anima e corpo all’attività di investimento sui mercati finanziari.
Prima di fare questo grande passo occorre chiedersi quante persone ognuno di noi conosca – tra personaggi famosi e non – in grado di sostenere con onestà di guadagnarsi da vivere come trader indipendenti.
Superato il primo step nel quale riconosceremo, con ogni probabilità, di non conoscere personalmente nessuna di queste persone, possiamo passare a quello successivo. Scorriamo la lista degli uomini e donne più ricchi al mondo e chiediamoci quanti di questi siano trader indipendenti inoccupati.
Potremmo cadere nell’errore di individuare personaggi quali Warren Buffett – che in realtà svolge come prima professione quella di Presidente della società di investimento da lui stesso fondata, la Berkshire Hathaway Inc. – o simili.
È interessante notare come Forbes, nel diramare la propria lista di miliardari più ricchi del mondo, includa tra le informazioni un dato sul settore di lavoro del personaggio in questione. Possiamo scorrere la lista quanto vogliamo, non troveremo mai la voce “Unemployed” (“disoccupato” in inglese) da nessuna parte.
L’idea quindi è semplice: è lecito voler abbandonare un posto di lavoro, specialmente se questo viene ritenuto malpagato, frustrante, o negativo in generale. Ed è altrettanto lecito decidere di cercare guadagni sui mercati finanziari, ci sono diverse persone con una buona propensione a farlo, perché non trarne profitto?
Va tuttavia ricordato – e su questo ci vengono in aiuto le parole dello stesso Buffett – come resti importante avere un lavoro primario nella vita in modo da non affidarsi interamente all’andamento dei mercati finanziari per avere un reddito più o meno stabile.
La vita quotidiana di un trader indipendente
Chiarita l’importanza di trovare un posto di lavoro da affiancare all’attività di trading e sfatati i vari miti bizzarri che si possono trovare online su tale professione, è giusto il momento di scendere un po’ di più sul campo operativo per capire come svolgere questo tipo di attività.
Innanzitutto, la raccomandazione fondamentale è quella di studiare ed essere curiosi: nessun trader di successo può permettersi di ignorare le principali nozioni di economia generale.
Capiterà, senza ombra di dubbio, di trovare trader alle prime armi che, senza esperienza o conoscenze particolari, raccoglieranno buoni guadagni da trading, ma sarà sempre e solo un fenomeno passeggero.
Un altro aspetto chiave da considerare per diventare un trader risulta essere la scelta del broker finanziario migliore sul mercato. In questo caso è necessario un chiarimento: non sarà possibile trovare un broker oggettivamente migliore di tutti, i metodi di giudizio variano al variare della strategia preferita da parte del singolo trader.
È dunque importante capire se si è disposti a pagare commissioni di investimento per avere un broker più solido di altri, quali strumenti si vogliano negoziare e a quali condizioni (con o senza leva finanziaria, ad esempio).
Social trading e mentalità critica
Un’altra mossa interessante potrebbe essere quella di aderire – seppur con il consueto spirito critico – ad una piattaforma di social trading, per seguire in diretta le strategie di investimento di altri trader.
Dimenticate pure le storiche postazioni di trading con schermi multipli davanti al trader: è ben noto che oggi sia possibile investire sui mercati semplicemente muovendo un pollice sul proprio smartphone, ormai le informazioni viaggiano ad un ritmo rapidissimo ed i mezzi tecnologici si sono evoluti allo stesso ritmo.
A proposito di informazioni, nessun trader può permettersi di tralasciare l’attività di ricerca economico-finanziaria nell’individuazione dei propri investimenti. L’attività di stock picking (termine anglosassone che identifica la ricerca di titoli azionari sui quali investire) richiede attenzione e conoscenza della materia, non è sufficiente comprare un titolo in rialzo, questa strategia porterà solo a perdere denaro.
Non diamo mai per scontata un’opinione letta online, scrivere inesattezze su internet è veramente semplice, risulta molto meno facile invece smentire una fake news in rete. Solo la preparazione economica ed una propensione a leggere informazioni in maniera critica possono rendere un trader veramente indipendente.
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